Il popolo italiano deve alla letteratura patria, forse primo tra le
stirpi europee, inestinguibile gratitudine, perchč al nostro risorgimento
i versi infuocati, appassionati, acclamanti un'Italia libera ed una, non
valsero meno delle gloriose armi degli eroi. Spero quindi di compiere
opera ben visa al popolo nostro ripresentando la fiorita completa degli
stornelli, e d'ogni lirica gentile di Francesco Dall'Ongaro, che fu
patriotta sommo, poeta popolarissimo, animato sempre da pensiero sublime;
e compiere tributo di riconoscenza non indegno di Lui.
Fu garibaldino animoso, e dopo il Mercantini, autore di quell'inno a
tutti noto, col nome di "Inno di Garibaldi" cantņ il fatidico
eroe dei due mondi, ed ebbe coetaneo senza saperlo, lppolito Nievo pure
Garibaldino, il Mameli, il Broferio, il Carrer, l' Aleardi, il Maffei, il
Betteloni, poeti tutti carissimi al popolo, e fra essi anche delle egregie
donne, come la Mancini-Oliva che ha canzoni nobili ed elevate.
Francesco Dall' Ongaro fa giustamente osservare il Barbiera, č un'eco
dei tempi, ma quanto spontanea! e mosso d'amore per una patria che vuole
veder libera da qualsiasi tiranno, pensa con Giacomo Zanella, il bel poeta
dal verso cesellato ed agile, galantuomo e liberale, anche di quell'etą,
che alla fede deve essere congiunta la scienza. E si potrebbe dir del
Dall' Ongaro credo, quello che Mazzini disse di Goffredo Mameli : " I
suoi canti, getti d'una ispirazione sorta dal popolo e destinati al
popolo, facili, ineguali, non meditati, e quasi fiori che cadano dalla
testa inghirlandata d'una fanciulla senza ch'essa se ne avveda o ne curi,
portano l'impronta d'una potenza ingenita di poesia "